Questo non lo avevo proprio considerato: riprovare la medesima emozione di quella lontana notte, la paura di fallire, di fare tardi, di non essere perfetta nell’unica cosa che non mi costava fatica: studiare.
Domani sarò di nuovo a scuola per il primo giorno di maturità.
30 anni dopo.
A tutti i maturandi vorrei dare un abbraccio e dire: state tranquilli, comunque vada a settembre non sarete più gli stessi.
Non verrete valutati per ciò che siete, ma per quanto sapete di quel dato argomento che, magari, per sfortuna non avete ripassato o non avete mai compreso, ma non siete mai stati il vostro voto. Non siete un 100 o un 75 o un 60. Siete semplicemente voi che chiudete il primo cerchio della vostra vita.
Fidatevi di una vecchia maturanda: impegnatevi, date tutti voi stessi e poi dimenticate l’esame di maturità.
Andate avanti, ragazzi, e costruitevi un mondo migliore di quanto vi stiamo lasciando.
Viaggiate, leggete i classici, ubriacatevi d’amore, ballate, cantate, perdetevi in un museo, guardate i film in lingua originale con i sottotitoli, provate cibi nuovi, scalate le montagne più impervie, sia letteralmente che metaforicamente, imparate a suonare uno strumento, e, soprattutto, ridete.
Ridete fino alle lacrime, perché tra trent’anni ripenserete con dolcezza a questa notte, indipendentemente da come sarà andato l’esame.
In bocca al lupo maturandi e… Ad maiora semper.


