Quando pensi che la giornata non possa andare peggio, arriva lui: l’uccello nel caminetto.
No, non in senso figurato e nemmeno con vaghe implicazioni a sfondo sessuale, ma proprio un volatile caduto nella canna fumaria.
Era già successo un paio di volte in passato, ma sempre di giorno, mai al buio.
Ora vi confesserò un segreto: io adoro i cani, stimo i gatti e… basta. Non sono una grande amante degli animali, non faccio loro alcun torto, sto fisicamente male se vedo una creatura soffrire (eccezion fatta per le zanzare), ma non sono il Dottor Doolittle. Sappiate che ho una paura fottuta dei volatili e preferisco sorvolare (ops, ho fatto la battuta!) sui miei sentimenti nei confronti di rettili, roditori, insetti, aracnidi etc., etc., etc…
Dunque, torniamo al pennuto nel caminetto.
Volendo evitare a Davide uno shock permanente, ho dovuto liberare quel coso che si era messo nell’angolino in fondo a destra: l’ho guardato con la torcia e capito che si trattava di un tordo, di nome e di fatto.
Ho respirato ed inspirato più volte, mentre cercavo di riesumare gli ultimi sprazzi di problem solving sopravvissuti ad un lockdown, a 7 mesi di cassa integrazione ad ore zero e ad una convivenza forzata con 3 Apollonio ed un cane piscione.
Quindi ho spento le luci in casa, acceso le luci del sottoportico e del giardino modello pista di Heathrow, rinchiuso figli e cane in camera (uno perché aveva più paura di me, una perché avrebbe terrorizzato il tordo e l’ultimo affinché non rispolverasse in casa la sua natura di cacciatore), aperto la finestra e la porta d’ingresso e aperto lo sportello del caminetto.
Ma, niente, quello non voleva uscire, troppo spaventato dalla situazione, non capendo che io, invece, ero semplicemente terrorizzata da lui.
Ho preso un attizzatoio e dato qualche colpetto facendo ben attenzione a non sfiorarlo nemmeno di striscio e… finalmente ha capito che doveva uscire e io che era arrivato il momento di cominciare ad urlare: ho urlato a squarciagola ogni volta che lui sbatteva contro il muro, ogni volta che mi si avvicinava o sorvolava, ogni volta che lo stordito passava vicino alla porta o alla finestra senza uscire.
Quando, diosialodatoosannaosannanellaltodeicieli, si è attaccato alla ghirlanda di benvenuto, gli ho sbattuto la porta dietro.
Ora sono qua con la tachicardia e un bicchierino di liquore al cioccolato per riprendermi dallo shock.
Adesso mi resta un’ultima cosa da fare: dire a Luca che dobbiamo imbiancare tutto il soggiorno perché l’uccello non riusciva a centrare la fessura giusta…
Ecco, magari devo trovare altre parole, ma il senso è quello.
p.s.: a proposito di bestie: per chi non lo sapesse, io vivo in campagna. La mia casa è ai limiti del paese e circondata da campi su tre lati. Nei giorni scorsi hanno trebbiato la soia e ora la mia casa ha la facciata impolverata e decorata da cimici. Tutti voi che consumate latte di soia e derivati, siete i miei nuovi nemici giurati, sallatelo! Ma non potete fare come le persone perbene (tipo me) e darvi all’alcol?
SCHERZO!!!!!!!!! Ma è verità assoluta che le vigne non producono coltivazioni di cimici, ma solo moscerini… Okkei, niente vino! Birra per tutti! No, il luppolo ha i ragnetti rossi… Uffaaaaaaa. Acqua, beviamo acqua e facciamola finita.
