Scrivo cazzate ridendo da sola.
Non è che non abbia serietà da esternare, è che sono satolla di cose importanti che non possono aspettare o lacrimevoli da asciugare o rabbiose da spaccare.
In altre parole ne ho fin sopra la corona di autolagna emotiva distribuita a secchiate come il sale antighiaccio sul vialetto.
Il teorema dei miei post è semplice: più sono triste, più scrivo sciocchezze. Sono stanca, demoralizzata e in balia degli eventi? E io rido. Come da ragazzina quando, bruciata dal sole ed isterica per la stanchezza, mi sedevo sulla curva con le amiche e ridevamo. Ridevamo di qualsiasi cosa: della scuola, dei ragazzi, delle mamme che ci rimbrottavano, del pollo della domenica, delle pettegole del paese…
Rido per non piangere, per non pensare, per non analizzare questo momento in cui il punto sembra una linea retta parallela alla situazione.
Guardo indietro al futuro che in un passo da formica – ma potrebbe essere di elefante) – è già ieri, mentre il passato corre veloce e mi ricorda che il presente è già stato. Voce del verbo essere, modo indicativo, tempo passato prossimo. Meno definitivo del passato remoto, una porta ancora aperta sulla possibilità, ma andato, scivolato via come il fumo dell’Epifania.
Mi guardo attorno e non vedo nulla, le nebbie autunnali si trascinano lente in questo principio d’inverno e non basta togliere gli occhiali appannati: per vedere al di là del mio naso devo rimboccare il cuore e la mente, l’anima deve essere ben allacciata, perché l’ottovolante della mia vita forse sarà generoso e presenterà un unico giro della morte a fine corsa, ma ci sono molte sollecitazioni e avvitamenti al cardiopalma da 5G, caschetto di alluminio incluso.
Tutto questo per dire cosa?
Boh, non me lo ricordo più.
Ah, sì! Ho scoperto che il nuovo male del XXI secolo sono le autobiografie: in un mondo che sente l’urgenza di raccontarsi e l’ilare umorismo viene scambiato per cialtroneria, io ho definitivamente deciso di darmi all’ippica.
A proposito di equini, qualcuno di voi ha capito perché non si dovrebbe guardare in bocca al Cavallo Donato? Forse perché morde?
