Ci sono momenti che non dimenticherai mai, fotogrammi che cambieranno la tua vita per sempre.
Uno dei momenti fondamentali della mia vita comprende un aereoplano.
Eravamo nel parcheggio de “La Nostra Famiglia”. La seduta di valutazione era appena terminata e la terapista ci accompagnò fuori.
La Princess aveva poco più di due anni e la tenevo in braccio. Lei si stringeva forte a me come un piccolo koala. Adoravo quando lo faceva così: sostituiva quel “mamma” che tanto desideravo e che non arrivava.
In quel momento passò un velivolo, la professionista lo indicò dicendo: “Ariel, guarda, un aereo!”
Niente. Non successe assolutamente niente. Non seguì il dito, non guardò in cielo, non guardò lei e nemmeno me. Rimase stretta al mio collo, la testolina sulla mia spalla e non fece niente.
Guardai il viso della dottoressa e quello che vidi non mi piacque.
Non osai chiedere nulla, lei disse solo: “Non c’è attenzione condivisa. “
“Ed è un male, vero?”
“È troppo presto per dirlo, ma adesso lo segno sulla cartella di valutazione affinché le colleghe che mi seguiranno nell’iter di valutazione controllino a loro volta.”
Da allora quando vedo un aereo in cielo non penso a vacanze, non mi chiedo dove stia andando o perché le persone a bordo siano su quell’aereo:
io ricordo una donna con un dito puntato al cielo e il mio cuore che sprofonda nell’abisso.
Dopo quasi 8 anni e tanti progressi, anche se minori di quanto avevano predetto taluni, aspetto ancora di sentirmi chiamare “mamma” e un aereo in cielo mi riporta a quel giorno quando il sole era ancora alto e forte, gli alberi iniziavano a perdere le foglie e il mio cuore perse un battito.
La mia vita cambiò, le mie aspettative cambiarono, mia figlia no: lei è stata, è e sarà sempre e solo Ariel, coerente a se stessa, distributrice industriale di abbracci.
Mi mancano i suoi abbracci da koala, non riesco più a portarla come facevo quando aveva due anni, ma il “mamma” nascosto tra le sue braccia che mi stringono è sempre lì, più forte che mai.
