Mi piacciono i numeri dispari, quelli che li dividi per due e avanza sempre uno.
Quante possibilità ha quel piccolo avanzo! Sa che fa parte di un numero più grande, ma anche che si può bastare da solo, fiero della propria indipendente completezza.
A volte soffre di solitudine: il mondo non perde occasione per ricordargli crudelmente che è il resto dei multipli di due, ma, in un mondo di pari, lui è quello che fa la differenza.
Amo i numeri dispari tutti, anche il 13 e il 17: diversamente dagli altri numeri primi che si danno sempre molte arie credendosi l’origine del tutto, loro restano indifferenti alle cattiverie di coloro che li vorrebbero isolare, poiché portatori sani di sfortuna.
I numeri dispari hanno l’umiltà di sapere di non essere numeri perfetti e, semmai uno di essi scoprirà di esserlo, non dimenticherà mai di avere in sé un piccolo avanzo che è stato scartato.
Foto: il numero dispari per eccellenza rappresentato in L.O.V.E. di Cattelan

I love you 😉
Se permetti, vorrei sostenerti esprimendo anch’io uno stato d’animo simile
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La solitudine o, meglio, la sensazione di essere soli è devastante, soprattutto quando si lega a disillusione e tristezza.
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La reazione che hai espresso tra le righe (oddio, neanche tanto tra le righe) è quella giusta.
Ogni tanto chiudere il rubinetto della comprensione, e tirare fuori la mazza ferrata per recuperare lo spazio e l’energia vitale che ci spetta.
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