"L'amore non conosce barriere. Salta ostacoli, oltrepassa recinzioni, attraversa pareti per arrivare alla sua destinazione, pieno di speranza." – Maya Angelou
Giovedì 07.04 avremmo dovuto fare ad Ariel una sedazione totale per alcuni accertamenti che normalmente si fanno senza problemi.
Normalmente…
Si fanno normalmente senza sedazione quando una persona è collaborativa e capisce che non c’è nulla di pericoloso.
La Princess, invece, appena percepisce puzza di visite mediche, diventa un diavolo della Tasmania.
Il day hospital si è irrisolto con una sedazione nontotale visto che l’anestetico le ha fatto effetto paradosso e, oltre a vomitare più volte, l’ha resa eccitabile ed oppositiva.
Ovviamente non è stato possibile fare tutto ciò che ci eravamo prefissati, ma almeno abbiamo avuto alcune risposte.
Tra le altre cose abbiamo capito che è priva di Vitamina D.
Ok che le Principesse devono essere pallide, ma qua si sta esagerando.
Così venerdì le ho preso la Vitamina D in gocce e, visto che questo è il mio castello e qui comando io, stamattina, appena sono arrivati da casa della nonna paterna, ho caricato Davide e Ariel in automobile e siamo andati a fare una passeggiata sul Carso.
4 km + 4 km di sole, aria, mare, macchia mediterranea e gioia… Oddio… Gioia…
Gioia per me e Davide, per Ariel gioia a sprazzi con umore mutevole come una giornata di primavera al mare.
Fotografia del Castello di Miramare scattata da Davide dalla Strada Napoleonica
Nascosta dietro agli occhiali scuri d’ordinanza, scansiono la Piazza della Borsa e decido di entrare nel baretto all’angolo.
Attraverso la strada ripetendo come un mantra: – Buonasera un cappuccino, per favore… Grazie… Quanto Le devo? Dov’è il bagno?… – No, non bagno, toilette. Meglio, più elegante.
Da sempre immagino la conversazione prima di entrare in un nuovo locale o negozio: cerco di sconfiggere la timidezza a colpi di dialoghi ben strutturati.
Entro e mi avvicino al banco igienizzando le mani. Gli occhiali scuri e la mascherina mi coprono quasi del tutto il viso.
“Buonasera… Un cappuccino, per favore.”
“Lo vuoi in tazza o in bicchiere?”
“…”
“…”
Lo guardo cercando un suggerimento, ma niente! È più chiuso di un secchione durante la verifica di matematica.
Titubante: “Bicchiere?”
“Vuoi del cacao?”
No, cazzo, voglio solo il bagno! Pardon, la toilette.
“No, grazie”, sorrido dietro alla mascherina.
Traffica veloce dietro alla macchina, rumore di piattini e cucchiaini mentre penso solo al bagno.
Arriva il tanto agognato cappuccino, ma non è un cappuccino: è un macchiato! Stracazzo, lo sapevo che mi stavo dimenticando qualcosa: la tabella di conversione dai caffè italiani a quelli triestini!
Io non amo il macchiato, è troppo caffettoso per i miei gusti, ho bisogno di latte e zucchero per affrontare gli imprevisti, di dolci coccole per lenire gli spasmi dell’anima e del cuore.
Vabbè! – penso cercando l’aspetto positivo – vorrà dire che ci metterò meno tempo a finire la consumazione, pagare e andare in bagno.
Abbasso la mascherina, aggiungo lo zucchero, bevo il macchiato e con un sorriso a 32 denti chiedo: “Quanto ti devo?… Ecco qua, sono giusti. Scusa, dov’è la toilette?”
“Mi dispiace, ma non abbiamo la toilette.”
Porca trota, lo dovevo immaginare! Il locale è bellissimo, ma troppo piccolo! Devo trovare subito un bagno.
“Va bene, grazie! Ciao e buon lavoro.”
Esco con un “Buon pomeriggio, signora” nelle orecchie e un pensiero molesto: ma non ci davamo del tu? Quando siamo passati al Lei, pronome spacciato per forma di cortesia, ma sinonimo di vetustità , di sistema riproduttivo prossimo alla scadenza?
Bando ai rimuginii da vecchiaccia inacidita: DEVO FARE PIPÌ. ORA!
Guardo nuovamente la piazza e mi infilo in un altro bar con i tavolini esterni: trovo da maleducati andare in bagno prima di avere consumato, ma con i tavoli all’aperto, la barista all’interno può pensare che sia seduta fuori e posso chiedere del bagno… della toilette appena entrata e ordinare una volta uscita.
“Buongiorno. Scusi, dov’è la toilette?”
“In fondo a destra.”
– Ovviamente! Il bagno sta sempre in fondo a destra, chissà perché l’ho chiesto?! – penso sfrecciando verso il luogo più ambito del mio pomeriggio.
Soddisfatta torno al banco e ordino: “Un cappuccino, per favore. “
“In tazza o in bicchiere?”
Porca trota, di nuovo!
Mi vergogno troppo a mostrare tutta la mia italianità e a mezza voce borbotto: “In tazza e deca, per favore.”
Stanotte non chiuderò occhio: tutta questa caffeina seppur blandamente neutralizzata si sommerà a quella della Coca Zero e io mi arrampicherò sui muri che, Spider-Man, fatti in là!
Quindi, appunti per la prossima visita a Trieste:
1) fare pipì prima di uscire di casa; 2) portare la tabella di conversione dei caffè; 3) nel dubbio ordinare sempre e solo acqua. Naturale. Con ghiaccio e limone. In bicchiere di vetro. Trasparente. Meglio dare tutte le informazioni prima di ritrovarmi a bere acqua aromatizzata alla rosa canina in calici di cristallo di Boemia lavorati a mano solo perché non ho il coraggio di dire che non mi piace; 4) tenere la mascherina il più a lungo possibile: oltre che dal Covid, protegge anche dal maledetto pronome di cortesia.
Perché a me nessuno mi dà del Lei, chiaro?
Temo che la caffeina stia già facendo effetto…
Tornando a casa, per una volta sola soletta, mentre il sole che tramonta tinge di giallo il mare e una delle piazze più belle d’Italia, scordo l’atavica rivalità tra friulani e giuliani e penso che
TRIESTE VAL BENE UN CAPO IN B.
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Per i non triestini, ecco come si chiamano i caffè nella città alabardata (fonte: http://www.discover-trieste.it) • un caffé espresso in tazzina è un NERO; • un caffé espresso in bicchiere è un NERO IN B; • un caffé espresso decaffeinato in tazzina è un DECA; • un caffé espresso decaffeinato in bicchiere è un DECA IN B; • un caffé espresso macchiato in tazzina è un CAPO; • un caffé espresso macchiato in bicchiere è un CAPO IN B; • un caffé espresso decaffeinato macchiato in tazzina è un CAPO DECA; • un caffé espresso decaffeinato macchiato in bicchiere è un CAPO DECA IN B; • un caffé con una goccia di schiuma di latte è un GOCCIA; • un cappuccino è un CAFFELATTE.
Immagine dal web di David Lorenzo per Triesteprima