Ieri dal giardino sentivo grida e voci di bambine che giocavano. Strilli felici di chi ancora non conosce le brutture del mondo. Poi sono rientrata in casa e c’eri tu che urlavi, ma di rabbia, disperazione, frustrazione.
Quando sei così, nulla ti consola, nulla ti placa. Un abbraccio è un nemico che non puoi accettare, le parole ti sono aliene.
Quando sei così, nulla mi consola, nulla mi aiuta a capirti. La tua rabbia cresce come una spirale, cerchi concentrici nel lago nero dell’insofferenza nei confronti di questo mondo che non capisci e che non ti capisce.
Stanotte ho sognato che giocavi a girotondo con le tue amiche. Piccoli mani strette a piccole mani, urletti di gioia e risate alla caduta del mondo.
Per fortuna tuo padre mi ha svegliata perché questi sogni, così semplici, così reali sono quelli più difficili da dimenticare, da accettare.
Che bello era quel mondo di risa, codini e voci urlanti.