Quando ero adolescente andavo ogni domenica a Grado in corriera con le mie amiche.
Eravamo un bel gruppetto di ragazze vivaci con tanta voglia di vivere e di ridere.
Noleggiavamo l’ombrellone (non i lettini perché non avevamo abbastanza soldi) e ci sdraiavamo sulla sabbia a prendere il sole.
Dopo una giornata al mare, tornavamo a casa sudate, impanate e sfiancate dal lungo viaggio di ritorno: spesso stavamo in piedi tutta la strada, pigiate come tante sardine (puzzavamo anche come sardine, probabilmente!).
Una doccia rapida, cena leggera e via da Edda a prendere il Magnum Bianco. Poi passavamo la serata sedute sulla curva di fronte al Harley’s Pub a ridere, chiacchiere, ridere, litigare, ridere, innamorarci, ridere, cantare, ridere.
C’era una correlazione diretta tra la nostra stanchezza e le infinite risate: sublimavamo lo sfinimento fisico con la gioia di vivere, affamate di vita come giovani lupe pronte ad azzannare ogni brandello di gioia si affacciasse alle nostre vite.
Siamo cresciute insieme, sorelle di vita, accomunate da madri che, unite da un tacito accordo, ci davano 10.000 lire per i pomeriggi al Tropicana: 7.000 lire per l’ingresso, 2.000 lire per il guardaroba e 1.000 lire “per telefonare dalla cabina perchè non si sa mai”.
All’urlo genitoriale di “Testa sulle spalle!” ci avventuravamo ai Tirradio, non ancora donne, non più bambine.
Gli anni sono passati, abbiamo preso strade diverse, a volte ci incrociamo ancora e per me è sempre un momento di massima gioia, di estasi: parlo con le mie amiche e torno la ragazzina secchiona e timida delle superiori ma che si sentiva comunque apprezzata nella sua semplicità.
Oggi che abbiamo tutte sfondato gli “anta” penso sempre con il sorriso sulle labbra a quegli anni i cui i contrattempi erano tragedie e si viveva tutto con estrema voracità.
Oggi siamo più assennate, forse…
Oggi “parlando” con Elena mi sono resa conto di una cosa: piango sempre più spesso.
No, fermi tutti: NON SONO DEPRESSA. Sono semplicemente più sentimentale di un tempo, in cui “sentimentale” sta per vecchia, ma suona decisamente più elegante.
Dicevo, sono più sentimentale di un tempo e, più sono portata alla commozione, più cerco di sublimare scrivendo e ridendo.
Una volta la causa scatenante delle risate era la stanchezza, ora è la tristezza… ma io le faccio contro a pugni stretti e sorriso sulle labbra. Ovviamente i pugni sono stretti solo se non ho la Nutella da spalmare sul pan carré!
Questo non vuol dire che ho abbandonato il mio sogno di essere una di quelle vecchiacce irriverenti che dicono tutto quelle che passa loro per la testa e che “senza sapere” danno i colpetti alle gambe delle giovani donne in minigonna. Assolutamente no!
Io il mio progetto lo voglio portare a compimento, ma ho bisogno di una gang.
Della mia gang delle “RAGAZZE DELLA CURVA”!
Quindi “ragazze”, preparatevi perché sto arrivando!
Dedicato a: Erika, Stefania, Elena, Angela, Rosa, Alessia, Surama, Natascja, Consuelo e Lucia