Ariel

Quando la fame assale, la musica non vale. E nemmeno Vincent

Ha resistito 15 minuti.

O meglio, io ho resistito 15 minuti, lei avrebbe potuto continuare all’infinito a mettere a dura prova la mia pazienza.

Nemmeno la dettagliata descrizione per immagini del programma con tanto di timer è servita: la furbastra, sapendo che in luogo pubblico la mia fermezza tende a venire meno*, al primo accenno di noia, ha iniziato a mettere in atto la sua personale sceneggiata napoletana.

Sapevo di rischiare grosso, però un tentativo lo dovevo fare: penso che solo Ariel sappia cosa piace ad  Ariel e quindi ritengo giusto farle provare esperienze nuove, se poi non le piacciono pazienza!, passeremo ad altro. Mi informo prima sulle modalità di partecipazione (ambienti, suoni, durata…) e sulla possibile vie d’uscita in caso di disappunto principesco e ci provo.

Questa volta, quindi, ho deciso di portarla a vedere la mostra immersiva di Van Gogh. All’inizio si è divertita a inseguire i girasoli proiettati sul pavimento e sulle pareti e a cercare di acchiappare le stelle che si riflettono sul Rodano, ma, quando siamo arrivati nella sala principale, l’attesa l’ha snervata e le si è incistato un pensiero fisso: io conosco la mia pollastra… Ops, principessa, volevo dire principessa!, e sapevo che voleva andare subito al McDonald’s. La mostra era una cosa fattibile per lei, ma quella zuccona aveva deciso che era ora di chiudere l’argomento. Non era proprio fame, era più voglia di qualcosa di buono e soprattutto di rompere il cazzo.

Ma è cascata molto male: visto che siamo uscite prima del tempo stabilito (okkei che ti sei rotta, amore di mamma, ma un capriccio non me lo dovevi piazzare), l’ho costretta a stare seduta per i rimanenti 15 minuti sui divanetti di fronte al suo ristorante preferito. L’infingarda ha pure pensato di potermi fregare correndo a sedersi nel suo posto preferito da cui è stata portata fuori e rimessa a sedere sui divanetti per gli ultimi 5 minuti. Quando il timer ha suonato, l’ho portata a prendere il tanto agognato pollo.

Ora, anch’io sono una di quelle persone che mette la pancia e la fame davanti a tutto e capisco la sua voglia di golosità, ma in uno scontro di volontà tra madre e figlia non posso assolutamente abbassare la guardia.

Cara la mia Princess, io ho 35 anni di cazzimma in più sulle spalle e, quindi,  ne devi mangiare di nuggets per diventare più determinata di tua madre!

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* Ebbene sì, sono uno di quei genitori che pensano che le persone non debbano subire i capricci dei figli altrui. Quando Davide rompeva, lo portavo via, lo stesso faccio con Ariel e poi trovo un modo adeguato alle loro peculiarità per far loro capire, perché la mamma è arrabbiata: un capriccio è un capriccio – indipendentemente dal funzionamento neurobiologico – e come tale va tratto ossia con fermezza o ignorato, dipende dal contesto. Diverso il mio comportamento in caso di meltdown, quando, invece, allontano Ariel il più in fretta possibile dalla situazione di stress e cerco di proteggerla da ulteriori fonti di sovraccarico.

Nella prima fotografia potete ammirare una bambina camuflage. Nel collage alcuni scatti della corridoio della mostra.

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