La mamma "autistica"

La vita a maggese

A volte il passato ritorna portando con sรฉ ricordi verdegialli come i peperoni che Luca&Luca hanno cercato di coltivare per tre anni: ricordi di un’adolescenza immatura che vorresti riavere indietro per apprezzarne tutte le sfumature, anche, soprattutto, quelle piรน amare.

L’altra notte ho visto le lancette dell’orologio bussare alla notte ogni 60 minuti. Erano trent’anni anni che non vegliavo la mattina di Ferragosto: allora per l’emozione della giornata che avrei passato con il mio mondo, le mie amiche, sorelle di vita, cresciute insieme giorno dopo giorno. Avevamo casa dei miei a disposizione, menรน basico a base di pasta al tonno e olive nere e per dessert frappรฉ alla fragola, un videoregistratore a disposizione e tutta la vita davanti. Andammo a prendere il gelato in bicicletta, tornammo che era passato dallo stato solido a quello liquido: il sole dell’una lo aveva naturalmente trasformato in frappรฉ.

Trenta anni fa, mentre aspettavamo le nostre amiche, Naty ed io controllavamo la via sedute nel portico di casa chiacchierando senza sosta.

Oggi guardo l’orto dismesso di una casa troppo grande e penso a tutto ciรฒ che devo ancora coltivare, nonostante mi renda conto che gli anni che ho davanti siano meno di quelli alle mie spalle e vorrei fermare il tempo, ritornare ai miei sedici anni e ridere di ogni sciocchezza come sapevo fare allora, come solo l’adolescenza consente.

Invece lascio la vita a maggese.

La mamma "autistica"

Ti ho aiutata (articolo dal vago sentore femminista)

Donne, quante volte vi siete sentite dire:

Ti ho aiutata a pulire,

Ti ho tenuto i figli,

Ti ho fatto la spesa

Come se ciรฒ che tutto quello che riguarda casa e figli fosse di vostra esclusiva competenza?

Nei luoghi pubblici i bagni dei disabili nel 99% dei casi sono associati a quelli delle donne. Perchรฉ? Perchรฉ nella cultura patriarcale di stocazzo l’accudimento รจ “roba da donne”.

3 anni fa Ariel fu ricoverata in day hospital in un centro specializzato fuori Regione. Ebbene, nel regolamento era previsto che ogni paziente (fosse maschio o femmina, poco importa) doveva essere costantemente accudito da “una figura di sesso femminile”.

E questa รจ discriminazione per ambo i generi.

รˆ ora di finirla con le frasi “Di cosa ti lamenti? Tutte le tue amiche puliscono casa, cucinano e lavano come te…”

Uomini, se la pensate cosรฌ, prendete il telefono e chiamate vostra madre, vostra sorella, vostra cognata, le vostre colleghe e le mogli dei vostri amici. Fate un sondaggio e dite loro: “Non ti lamentare delle pulizie e del l’accudimento dei bambini, sono millenni che lo fate!” e vediamo quanti vaffanculo collezionate.

Il fatto che le nostre qualifiche professionali siano sempre considerate inferiori alle vostre, che dobbiamo rinunciare al lavoro per i figli e che il lavoro sommerso che sbrighiamo quotidianamente non venga riconosciuto, non implica che sia una situazione che amiamo e che dobbiamo accettare in silenzio o che quando “ci aiutate” vi dobbiamo essere grate: la casa e i figli sono pure vostri!

Amen.

La mamma "autistica"

Mai abbastanza

Mai abbastanza

intelligente,
accogliente,
confortante,
rispettosa,
amorevole,
presente

per te.

Mai abbastanza

apprezzata,
accolta,
rispettata,
amata,
riconosciuta,
capita

da me stessa.

Sono un uccello in cerca di corrente,
Sospesa in cielo sbatto faticosamente le ali.

Soffione senza acheni,
La pioggia mi ha lasciata nuda.

La mamma "autistica"

Ti ricordi?

Ti ricordi quando tuo figlio emetteva i primi suoni?

La la la
Ma ma ma
Pa pa pa

E tu correvi da lui dicendo: ยซBravo! Hai detto “mamma”! Diciamolo ancora insiemeโ€ฆ Mam-maโ€ฆ Mam-ma!ยป, lo prendevi in braccio facendogli mille coccole e il solletico e lui, ridendo di gioia, ricominciava con โ€œma ma maโ€.

Ora ripensa all’altra creatura che hai portato in grembo per 9 mesi e di cui conoscevi l’esistenza ben prima della positivitร  del test.

Lei non ha mai fatto โ€œla la la, ma ma ma, pa pa paโ€.

Da piccola non indicava un oggetto dicendo โ€œQUELLLLO!โ€ e guardandoti con insistenza finchรฉ non glielo davi. No, lei si arrampicava sulla vetrina e, mettendosi spesso in situazioni di pericolo, cercava di arrangiarsi da sola e tu, all’inizio, era pure orgogliosa della sua indipendenza.

Finchรฉ, iniziando a confrontare le tappe dello sviluppo dei tuoi pargoli, hai visto che le differenze erano troppe e la lallazione non arrivava mai.

Cosรฌ, come sapevi che lei c’era anche quando tuo marito diceva “รˆ troppo presto, non puoi saperlo!”, allo stesso modo, quel filo invisibile che ti lega a lei, a loro, ti ha fatto capire che il tuo essere madre non sarebbe piรน stato lo stesso, non migliore, non peggiore, solo diverso.

Sicuramente piรน sofferto, soprattutto all’inizio, ma, dimmi, quale madre non soffre per i figli?

Alcuni sostengono che una madre nasce con il primo figlio. Io non sono d’accordo.

Una madre nasce milioni volte:

con le due lineette rosa
con la prima nausea del mattino,
con il primo calcio che ti toglie il respiro,
con la prima voglia di cetrioli e gelato,
con le lunghe ore in sala travaglio,
con i punti contati in silenzio mentre stringi il tuo piccolo al seno,
con il suo primo sorriso,
con la lallazione,
con i primi passi,
con il primo calcio alla palla,
con le prime parole stentate,
con la prima pappa sputata dritta sulla tua faccia,
con il primo bagno al mare,
con lo stupore dell’erba sotto i piedi
con le notti in bianco per le coliche e per i primi dentiti,
con le ninnenanne stonate,
con la prima pipรฌ nel vasino,
con il primo regalo per la festa della mamma,
con il primo amore,
con la prima poesia recitata tutta dโ€™un fiato,
con la prima bicicletta
con il primo voto a scuola,
con la prima notte a casa degli amici,
con lโ€™esame di maturitร  e tutti gli esami allโ€™universitร ,
con la prima delusione dโ€™amore,
con la patente,
con il giorno del matrimonio,
con il primo nipoteโ€ฆ

Tutte le prime volte ti rendono mamma, sia quelle gioiose, ma anche quelle dolorose.

Tutte le prime, ma anche le seconde, le terze, le quarteโ€ฆ Un’infinitร  di volte in cui guardando i tuoi figli penserai:

HO DAVVERO DATO IO LA VITA A QUESTA CREATURA MERAVIGLIOSA, COSรŒ SIMILE A ME, COSรŒ DIVERSA DA ME?

Oppure lo consolerai carezzandogli la testa e sussurrando: “So che stai male, lo capisco, ma anche se ora ti sembra impossibile, starai bene”, mentre dentro di te pregherai: “Dio, non farlo piรน soffrire, colpisci me, ma fa stare bene lui”.

Mamma mille volte al giorno, gioendo e soffrendo con loro, che sia per un ottimo risultato a scuola o per un โ€œCo Caโ€ sussurrato a 8 anni, per un amico che ti ha deluso o per un Meltdown.

Una mamma รจ la creatura piรน poliedrica e adattabile del mondo, in grado di passare dal riso al pianto, dall’incitamento alla consolazione nella frazione di un secondo, semplicemente guardando quei figli che ha di fronte e adattandosi al loro stato d’animo.

Te lo sei ripetuta mille volte: non ci sono mamme speciali, ci sono mamme che amano i priori figli ogni giorno della loro vita.

Ti auguro di avere sempre la forza di sorridere e di rialzarti, anche quando vorresti solo piangere, e di essere abbastanza di tutto per loro, soprattutto nei momenti in cui sarai niente per te stessa e per il resto del mondo.

Buona Festa della Mamma, Katy, ma ricorda: questo รจ un giorno, ma tu sei mamma tutto l’anno!

Fare la mamma non รจ un lavoro, รจ la piรน grande gioia della tua vita e lo fai, lo sei ogni giorno e lo sarai sempre, fino al tuo ultimo respiro e oltre.


(Immagine di repertorio di un anno fa quando il problema piรน grande erano i capelli selvatici)”

(Katjuscia Zof)

Fotografia di repertorio di un anno fa quando il problema piรน grande erano i capelli selvatici
La mamma "autistica"

Il merlo zirla

Mi alzo alle 6.

Sveglia lo sono da ore, ma mi alzo alle 6.

Tutti i giorni, tutto l’anno.

Trovo rassicurante fare le cose sempre allo stesso modo:

sussurrare “Baloo, pipรฌ!”

e lasciare la porta socchiusa,

mettere il latte a scaldare sul fornello di sinistra,

lavare la  moka

e aggiungere lโ€™acqua fino alla vite;

faccio la muntagnella, 4 cucchiaini,

stringo forte e metto la caffettiera sul fornello di destra.

Ticticticโ€ฆ Lo accendo con la manopola a ore 3.

Chiudo la porta,

do uno snack a Baloo,

alzo le persiane,

spalanco la finestra della cucina,

lancio uno sguardo rapido al giardino:

lโ€™erba deve essere tagliata,

un merlo si nasconde nellโ€™oleandro,

lโ€™acero ha bisogno di cure immediate.

Il profumo del caffรจ sale,

il latte monta,

lo verso nella tazza,

aggiungo il liquido nero,

il bianco diventa marrone,

il merlo zirla.

Photo by Aleksey Or on Pexels.com
Ariel · La mamma "autistica"

La geografia dell’amore

Io, te, te, ioโ€ฆ

Un viaggio al centro dei nostri cuori.

Io intorno e tu al centro: un abbraccio lungo una notte, breve come un sogno, forte come l’amore e fragile come la speranza.

Tu al centro e io intorno: meno io e piรน tu, meno

sognavo,

volevo,

speravo

e piรน

farai,

sarai,

potrai.

Tu ed io fianco a fianco: tu cresci e io faccio fatica a lasciarti spazio, ma piano piano allargo le mie braccia di catena per farti uscire dal cerchio del mio amore.

Tu avanti e io indietro: chissร  se potrรฒ mai guardarti le spalle mentre cammini verso la tua vita.

La geografia del mio amore รจ tutta qua: piccoli passi intorno al tuo cuore.

Gustav Klimt, Le tre etร  della donna
Ariel · Davide · La mamma "autistica"

Gocce di amore

Quando sei triste, lasciati abbracciare da chi sa asciugare il dolore e trasformare le lacrime in gocce di amore.

La mamma "autistica"

Ho messo via

Le minigonne e le t-shirt dei concerti sono state riposte nelle scatole di cartone insieme ai bavaglini e alle copertine vezzose, alle tutine rose e azzurre, alle muffole mignon e ai berretti peruviani.

I vestiti da sera sono desolatamente appesi di fianco allโ€™abito da sposa , ormai rosato dagli anni passati chiusi nellโ€™armadio.

Le borsette a mano, matrioske di pelle firmata, giacciono sul ripiano piรน alto, mentre le scarpe con il tacco alto sono dimenticate nella scarpiera giรน in fondo, quella di fronte alla lavanderia.

Ho messo via la vita che era e provo ad accogliere la vita che รจ: una vita in jeans, sneakers e zaino per rincorrere una Princess instancabile che nulla puรฒ fermare, nemmeno la desolazione di una madre che si sente smarrita.

Cerco di archiviare il dolore aprendo ogni giorno un nuovo file dallโ€™estensione variabile: a volte รจ un doc, a volte un jpg, altre un pdf, spesso un exel, ma ciรฒ che conta, il titolo, รจ sempre lo stesso

OGGI ANDRร€ BENE.

Coloro le labbra di rosso e le palpebre di grigio e sorridendo affronto la vita a pugni stretti, perchรฉ come disse Alda Merini:

โ€œLโ€™unica maschera che ci รจ concessa nella vita รจ nascondere il dolore dietro un sorriso per non perdere la propria dignitร โ€.

Ariel · La mamma "autistica"

7 anni di autismo (parte 1)

Mettetevi comodi: non sarรฒ breve. Ho mille pensieri per la testa e sto cercando di acchiapparli con il mio immaginario retino con le maglie piรน strette di quello che usavo da bambina visto che non sono mai riuscita a prendere una farfalla.


Il 3 aprile di 7 anni fa scrissi il mio primo post sullโ€™autismo.

Ricordo ancora tutto perfettamente: Luca aveva la notte e io ero a letto con Ariel e Davide, stretti a me, mentre combattevo contro le mie emozioni ed i miei pensieri. Era un post semplice, scritto con il cellulare e senza alcuna etica, ma con tanto amore, quellโ€™amore che spesso viene sbandierato come la carta multicolore di Uno: quella che cambia il corso del gioco e spesso usata per coprire gli errori fatti durante le mani precedenti. Lโ€™amore รจ come la neve: rende tutto piรน bello, anche un cumulo di letame, ma appena si scioglie, torna la sostanza puzzolente e schifosa che realmente รจ. Quante donne vengono uccise in nome dellโ€™amore? Quante errori facciamo noi genitori? Migliaia e della maggior parte di essi nemmeno ci rendiamo conto. Ma su questo punto tornerรฒ dopo, perchรฉ questa riflessione ad un certo punto si biforca.

Dicevamo, 7 anni fa con il mio primo post scritto piangendo, comunicai al mio piccolo la mondo la condizione di Ariel: da diverso tempo le persone mi fermavano per strada per chiedermi sue notizie avendo capito che quella bambina era diversa da tutti gli altri bambini del paese. Giร , perchรฉ Ariel รจ stata la prima bambina diagnosticata autistica nel Comune, abbiamo pure questo primato! Decisi di renderlo pubblico, contando sulla rete della comunitร  che si strinse a noi con tanto affetto e partecipazione. Molte persone, una volta saputa la diagnosi, non mi chiesero piรน nulla e tornarono ad ignorarci come prima, altre iniziarono ad osservare Ariel cercando di trovare le differenze rispetto ai nipoti, la maggior parte iniziรฒ a fare domande per capire come aiutarci e pensai di continuare a scrivere di Ariel per farla conoscere a chi la incontrava tutti i giorni e non capiva, perchรฉ non parlasse, non salutasse, non li guardasse negli occhi: 7 anni fa lโ€™autismo era meno conosciuto di adesso, molto meno.

Da qualche parte ho letto che le nostre cellule si rinnovano ogni 7 anni, quindi posso dire che, avendo 46 anni, sono a metร  del mio settimo restyling biologico. Con la mente, invece, le cose funzionano diversamente: ciรฒ che sono oggi รจ la sommatoria di tutte le mie esperienze passate, dei dolori, delle gioie, delle brusche fermate e delle ripartenze stentate, di ogni post inneggiante a bicchieri mezzi pieni con i quali cercavo disperatamente lโ€™aspetto positivo delle situazioni piรน difficili.

Oggi ho cambiato prospettiva su molte cose, ho appreso che quando mi illudo di insegnare, in realtร  sto imparando, che per non venire schiacciata dal peso delle giornate nere devo fare tesoro di quelle verdi, gialle, azzurre, viola; a lavorare, sรฌ, sulle difficoltร , ma a spingere sulle propensioni personali, ad amare Ariel per chi รจ e non per chi immaginavo sarebbe stata: in fondo so che Ariel รจ autistica da quando aveva due anni e mezzo e il mio percorso con la Ariel diagnosticata รจ decisamente piรน lungo di quello con la Ariel sognata.

In questi anni ha imparato a leggere, a contare, a scrivere con il computer, a saltare, a chiedere โ€œCoโ€ฆCaโ€, โ€œPi-zaโ€, a fare la doccia e a lavarsi i denti, a vestirsi, ad apparecchiare, a preparare il caffรจ e i popcorn, a indicare per richiedere e a seguire lo sguardo condiviso guardando il dito e arrivando fino allโ€™aeroplano.

Io ho imparato a guardare la luna e non il dito, a dare importanza alle piccole conquiste e a soffrire di meno per le grandi sconfitte, maโ€ฆ la strada che devo fare su me stessa รจ ancora lunga.

Non sogno piรน la sua voce gialla che mi chiama โ€œmammaโ€ e per lโ€™equilibrio delle mie giornate รจ meglio cosรฌ: tanto dolce era il sogno, tanto doloroso il risveglio.

Lo so, lo so, Ariel lo dice milioni di volte al giorno usando altri sistemi comunicativi, ma non รจ la stessa cosa. Chi lo dice con leggerezza, come se fosse la medicina, non sa e non capisce: non lโ€™ha mai vista cercare di parlare e arrabbiarsi per la sua incapacitร  o andarsene a testa bassa e spalle curve, schiacciata dal peso del suo fallimento.

Le parole sono importanti, ma a volte non sono sufficienti e minimizzare le sofferenze altrui รจ un gioco molto pericoloso: prima o poi gli altri siamo noi.

Nel famoso articolo โ€œNon piangete per noiโ€, Jim Sinclair afferma che:

ยซโ€ฆ questo dolore non deriva dall’autismo del bambino in sรฉ. Si tratta di dolore per la perdita del bambino normale in cui i genitori avevano sperato e che avrebbero dovuto avere. Gli atteggiamenti e le aspettative dei genitori, e le discrepanze tra ciรฒ che si aspettano i genitori dei bambini a una particolare etร  e di sviluppo dei propri figli, causa piรน stress ed angoscia che le difficoltร  pratiche della vita con una persona autisticaยป[1].

Ebbene non รจ sempre cosรฌ. Quando un genitore soffre, non lo fa sempre per quello che ha perso, mettiamocelo bene in testa: preferirei stare male io, piuttosto che vedere lei sconfitta. A volte un genitore soffre, perchรฉ il figlio sta soffrendo. I genitori patiscono per i figli indipendentemente dal loro funzionamento neurobiologico: soffro per Ariel quando cerca di parlare o durante uno meltdown; soffro per Davide quando piange di solitudine. I genitori delle persone autistiche non piangono solo per ciรฒ che non sarร , ma anche per la solitudine (loro e dei figli) del presente, per lโ€™incertezza del futuro.


Condivido questo passaggio:

ยซGuardate il vostro bambino autistico qualche volta, e prendetevi un momento per dirvi chi non รจ quel bambino. Pensate tra voi: “Questo non รจ il figlio che avevo aspettato o pianificato. Questo non รจ il bambino che ho aspettato per tutti quei mesi di gravidanza e tutte quelle ore di travaglio. Questo non รจ il bambino per il quale avevo fatto tutti quei piani e con cui avevo pensato di condividere tutte quelle esperienze. Quel bambino non รจ mai venutoโ€. Quindi andate a versare tutte le lacrime avete da versare – lontani da quel bambino autistico – e imparate a lasciar andare.ยป


Non apprezzo, invece, la narrazione dellโ€™alieno, sebbene capisca che sia solo una parte del paragrafo successivo il cui messaggio รจ fondamentalmente: ritarate il vostro stile comunicativo, ascoltate e interagite senza pregiudizi, lottate e mediate per vostro figlio. Cito:

ยซDopo che avete iniziato a lasciar andare quella sensazione, tornate indietro e guardate nuovamente vostro figlio e dite a voi stessi: “Questo non รจ il bambino che aspettavo e pianificavo. Questo รจ un bambino alieno che รจ atterrato nella mia vita accidentalmente. Non so chi sia questo bambino o chi diventerร . Ma so che รจ un bambino, intrappolato in un mondo alieno, senza genitori della sua specie che possano occuparsi di lui. Ha bisogno di qualcuno che ne abbia cura, che gli insegni, che interpreti e lotti per lui. E poichรฉ questo bambino alieno รจ atterrato nella mia vita, รจ mio compito se lo voglio.ยป


Ariel non รจ unโ€™aliena, รจ mia figlia, non รจ di una specie diversa. Lโ€™amore che provo per lei, quello sano, non quello malato della neve e del letame, mi ha dato la forza di vivere quando pensavo che non ci sarebbe stato futuro e mi dร  il coraggio di espormi qua, con voi, mettendo a nudo i miei pensieri, la mia fatica, le mie gioie e i miei dolori, per farvi conoscere la Princess e creare un mondo che la ami e la apprezzi per la bambina splendida che รจ, non sulla base di tabelle di neurosviluppo tipico.

E anche se non parla, la nostra comunicazione รจ fatta di baci, abbracci, sguardi, movimenti di mani, di vita condivisa, di cui 9 mesi in reale simbiosi. Ariel non รจ unโ€™aliena atterrata accidentalmente nella mia vita. Ariel, come Davide, รจ la mia ragione di vita e confesso che a volte รจ piรน facile capire i suoi silenzi di quelli del fratello neurotipico.

Interpretare il rapporto genitori-figli solo sulla base del funzionamento neurobiologico รจ una semplificazione eccessiva e la retorica dellโ€™extraterrestre, come quella della bolla, creano una visione fuorviante dellโ€™autismo.

Amo Ariel, in questi 7 anni รจ decisamente piรน quello che ho imparato di quello che ho insegnato e continuerรฒ a prestarle la mia voce, finchรฉ avrรฒ forza. Se alcuni non sono dโ€™accordo, peccato!, se ne dovranno fare una ragione, ma questa รจ unโ€™altra storia.

Ora vado da lei e la stringerรฒ forte aspettando il momento in cui aprirร  i suoi meravigliosi occhi chiari e, sorridendo, mi dirร  โ€œTi voglio bene, mammaโ€. Ovviamente a modo suo.


[1] Titolo originale: Donยดt mourn for us  di Jim Sinclair. Traduzione e adattamento di David Vagni. http://www.spazioasperger.it/index.php?q=testimonianze&f=11-non-piangete-per-noi

Ariel · La mamma "autistica"

L’aeroplano

Ci sono momenti che non dimenticherai mai, fotogrammi che cambieranno la tua vita per sempre.

Uno dei momenti fondamentali della mia vita comprende un aereoplano.

Eravamo nel parcheggio de “La Nostra Famiglia”. La seduta di valutazioneย  era appena terminata e la terapista ci accompagnรฒ fuori.

La Princess aveva poco piรน di due anni e la tenevo in braccio. Lei si stringeva forte a me come un piccolo koala. Adoravo quando lo faceva cosรฌ: sostituiva quel “mamma” che tanto desideravo e che non arrivava.

In quel momento passรฒ un velivolo, la professionista lo indicรฒ dicendo: “Ariel, guarda, un aereo!”

Niente. Non successe assolutamente niente. Non seguรฌ il dito, non guardรฒ in cielo, non guardรฒ lei e nemmeno me. Rimase stretta al mio collo, la testolinaย  sulla mia spalla e non fece niente.

Guardai il viso della dottoressa e quello che vidi non mi piacque.

Non osai chiedere nulla, lei disse solo: “Non c’รจ attenzione condivisa. “

“Ed รจ un male, vero?”

“รˆ troppo presto per dirlo, ma adesso lo segno sulla cartella di valutazione affinchรฉ le colleghe che mi seguiranno nell’iter di valutazione controllino a loro volta.”

Da allora quando vedo un aereo in cielo non penso a vacanze, non mi chiedo dove stia andando o perchรฉ le persone a bordo siano su quell’aereo:
io ricordo una donna con un dito puntato al cielo e il mio cuore che sprofonda nell’abisso.

Dopo quasi 8 anni e tanti progressi, anche se minori di quanto avevano predetto taluni, aspetto ancora di sentirmi chiamare “mamma” e un aereo in cielo mi riporta a quel giorno quando il sole era ancora alto e forte, gli alberi iniziavano a perdere le foglie e il mio cuore perse un battito.

La mia vita cambiรฒ, le mie aspettative cambiarono, mia figlia no: lei รจ stata, รจ e sarร  sempre e solo Ariel, coerente a se stessa, distributrice industriale di abbracci.

Mi mancano i suoi abbracci da koala, non riesco piรน a portarla come facevo quando aveva due anni, ma il “mamma” nascosto tra le sue braccia che mi stringono รจ sempre lรฌ, piรน forte che mai.