Davide

La sua strada

Auguro molte belle cose a Davide, soprattutto tanti Erasmus. Possibilmente Oltreoceano.

In questi anni gli ho più volte suggerito di pensare all’Università che vorrà frequentare. Quando protesta dicendo che è ancora presto, che non sa cosa vuole fare da grande, lo tranquillizzo con un serafico: “No, testolina puzzolente, amore bello della mamma dididududada, non alla facoltà, alla sede: Bologna, Milano, Napoli, Pisa, Roma… Metti più chilometri possibili tra te e noi, studia e goditi la vita.” E da un anno a questa parte aggiungo un sogghignante: “Tanto paga papà!”

Quel testone, però, insiste che vuole passare la sua vita con me e Ariel.

Gli ultimi mesi sono stati davvero pesanti, Ariel ci sta mettendo a dura prova e Davide soffre moltissimo per lei.

Ieri pomeriggio stavamo guardando la televisione, seduti vicini, mentre il caldo ci appiccicava le gambe e arricciava i capelli, quando Ariel ha lanciato l’urlo: le sue crisi cominciano sempre con quell’urlo che preso conosciamo troppo bene e che teniamo. Ci siamo guardati con la faccia preoccupata  e rassegnata con un unico pensiero: speriamo non si faccia male.

Corro di là e la trovo buttata a terra che tira testate al pavimento.

La metto in sicurezza e aspetto che passi la tempesta. Quando si placa, le do la tachipirina e un po’ di grissini, poi torno da Davide.

“Tutto bene?”, mi chiede.
” Sì, ragazzo, tutto bene, per ora…”
“Come ti posso aiutare?”
“Amore, l’unico modo che hai per aiutarmi è pensare al tuo futuro, costruire la vita che vuoi, trovare una tua dimensione.”
“Ma io voglio restare qua ad aiutarti con Ariel!”
“Lo so, ma accudirla è molto faticoso. Finché ci saremo papà ed io, non ti devi preoccupare, poi a suo tempo deciderai cosa fare. Qualunque sarà la tua decisione, devi sapere che potrai prenderti cura di lei con amore e pazienza solo se sarai soddisfatto della tua vita, altrimenti tua sorella sarà solo l’ennesimo peso, l’ultima fatica di tante. Solo se amerai ciò che sarai, potrai proteggerla dalla gente.”
“Ma io già lo faccio…”
“Lo so, però lei continuerà a fare le cose che le persone fanno difficoltà a capire e accettare e, crescendo, sarà ancora più difficile. Tu dovrai mantenere la calma e la testa alta, sempre. Ci vuole molto amore per affrontare gli sguardi giudicanti della gente, molta fiducia in se stessi per non farsi piegare dalla pietà, e li avrai solo se la tua vita sarà piena e soddisfacente…
Quindi. Dove andrai all’Università? Scegli bene, tanto paga papà.”

Il mio Ragazzo a Redipuglia
Davide

Pit stop

Alla Princess scappa la pipì, me lo fa capire in tutti i modi, così deciso di fermarmi in un bar lungo la strada per Pordenone.

“Pronto?… Buongiorno, sono la mamma di Ariel, volevo solo avvisare che arriverà con 15 minuti di ritardo, perché dobbiamo fermarci a fare pit stop… Va bene, grazie! A tra poco.”

Guardo Davide in tralice e, con il sorriso mezzo sghembo delle grandi occasioni, gli dico: “Anche se in questo caso è più un piP stop!”

Niente, nessuna reazione. Una battuta meravigliosa sprecata malamente!

“Da vi dèèè! Mi ascolti quando parlo?”

Alza gli occhi dal telefono e con lo sguardo perso mi chiede: “Cosa?”

Io, da vera donna, che, sì, sono mamma, ma pur sempre femmina resto, gli rispondo un piccato: “Niente!”

2 minuti di silenzio glaciale, nonostante l’aria condizionata spenta, e poi comincia a ridere come un matto.

“PIP stop! È bellissima, mamma!”, dice tra una risata e l’altra.

Si è salvato in corner.

Mamma batte adolescenza 1-0.

(Questo si può dire, vero?)

Davide · Il mondo intorno a noi

Figlio

Figlio, in questa lunga notte senza di te, il mio pensiero ti è più vicino che mai.

Ripenso al tuo dolore dei giorni scorsi e sono combattuta: ti devo dire le cose come stanno o ti devo proteggere?

Sono una madre imperfetta di un figlio imperfetto.

Per fortuna.

Non saprei gestire la perfezione come coloro che guardano insistentemente al di là dell’essere umano che hanno generato e vanno dritti per la loro strada di beatitudine, senza porsi mai un dubbio, mai.

Se dovessi essere onesta con te, ti dovrei spiegare che alcune persone ti saranno amiche solo finché gli tornerai utile, dopodiché si scorderanno il tuo numero di telefono, fino alla loro prossima necessità. Questo, purtroppo, lo stai imparando da solo e il tuo dolore diviene mio.

Dovrei aiutarti a capire la sottile differenza tra educazione e gentilezza e insegnare che taluni meritano solo la prima, che non deve mai fare difetto, mentre la seconda deve essere riservata unicamente a chi ti tratta con rispetto.

Ti dovrei inculcare che ad un torto si risponde con un torto, perché in questo mondo dell’effimero conta più sentirsi fighi e forti, tutti uniti contro uno, piuttosto che cercare di comprendere le difficoltà altrui.

Dovrei dirti suggerire di pensare a te stesso, perché tu hai già abbastanza difficoltà da gestire e di non soffrire per i problemi di persone che reputi amiche, ma che in realtà non lo sono.

Invece ti dirò tutt’altro.

Le ore sono passate lentamente e in questa mattina grigia di pioggia, ti dirò quello che ho visto ieri e deciderai tu come comportarti con loro.

A dodici anni sei troppo grande per trattarti da bambino piccolo, ma troppo piccolo per soffrire come un adulto. È ancora mia responsabilità di madre aiutarti a crescere in modo sano con valori che reputo fondamentali e al bisogno aiutarti a comprendere, almeno finché me lo concederei, almeno finché non camminerai da solo davanti a me, troppo spedito per poteri raggiungere. A quel punto io ti seguirò con lo sguardo e ti lascerò andare, ma tu saprai che io sarò sempre qua per te.

Così oggi ti dirò che essere gentili fa bene all’umanità e se la tua gentilezza verrà scambiata per mollezza di carattere, fregatene: ciò che conta è addormentarsi sapendo di avere fatto del proprio meglio per rendere questo mondo un posto migliore.

Ti suggerirò di non metterti in competizione con nessuno. Faulkner ha scritto: “Non cercare di essere migliore degli altri, cerca di essere migliore di te stesso” e soprattutto non pensare di poter cambiare chi ti è accanto. Puoi aumentare la consapevolezza delle persone, non la loro natura, a meno che siano loro a volerlo. Focalizzati su di te: costruisci il miglior te stesso possibile, impara dai tuoi errori, cerca di avere fiducia nelle tue capacità e ricordati che sono gli errori che ci aiutano ad imparare. Non ambire, però, alla perfezione, è una meta irraggiungibile: le virtù conformano la natura umana, i difetti la diversificano. Il nostro compito è cercare di risolvere i nostri comportamenti che possono ferire gli altri e sminuire noi stessi.

A questo punto, probabilmente, ti farò un esempio, di quelli sciocchi che ti fanno ridere tanto e, poi ti chiederò di essere sempre aperto al mondo: se vedi una persona in difficoltà, dovrai aiutala sempre e comunque, sia essa amica o meno. Tempo fa, dopo aver consumato un cappuccino al bar del paese, mi resi conto di aver scordato il portafoglio a casa: l’indifferenza dei presenti di fronte al mio palese smarrimento, mi mortificò. Nonostante tutto se le stesse persone oggi dovessero essere nella mia situazione di allora, offrirei loro il caffè.

Abbracciandoti ti spiegherò che ad un torto subìto non si risponde con un torto, ma, se riterrai le persone degne della tua fiducia, potrai cercare un confronto, perché a volte la nostra interpretazione del mondo è diversa da quella degli altri.

Se, invece, sarai tu a far soffrire qualcuno, dovrai chiedere scusa. Potresti non venire perdonato, le tue scuse potrebbero essere usate contro di te, ma devi imparare a farti carico delle tue responsabilità: potrai avere mille giustificazioni, ma i nostri errori non sono sempre colpa “degli altri” e comunque non è il mondo che deve pagare le nostre difficoltà.

Le persone forti sono persone che la vita ha messo spesso in ginocchio e che ogni volta si sono rialzate, nonostante il dolore, nonostante la fatica. In altre parole: le persone forti sono spesso esseri umani a cui la vita non ha fatto sconti.

Certo, vorrei per te una vita leggera fatta di pranzi al centro commerciale con amici veri, che sappiano apprezzare le tue qualità e sorvolare sui tuoi difetti, ma non è ancora il momento per te.

Un giorno arriverà, ma non era ieri.

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Davide · La famiglia "autistica"

È mio figlio!

“Ho fame!”

“Strano. Non succede mai che tu, abbia fame, Davide. Un adolescente affamato è una cosa così strana che non riesco proprio ad immaginarla”, penso e intanto metto la pentola sul fuoco.

“Mamma, ho fameee!”

“Sto preparando i ravioli. Tra due minuti sono pronti.”

“Ma io ho fame adesso.”

“Hai delle gambette a km 0 accessoriate di scarpe ginniche nuove di zecca, nonché due braccia e due mani con ben dieci, e dico dieci!, dita di cui due pollici opponibili. Ora, per ovvie ragioni, non ti darò arco e frecce per andare a caccia di fagiani sugli argini del Torre, ma sei libero di procacciarti il cibo qua in casa.”

“Perché per ovvie ragioni?”

” Perché piove.”

“Ah. Pensavo perché non li abbiamo.”

“Pur di farti stare zitto, te li costruirei io con plastilina e gommapane, ma piove.”


Troppo silenzio.

Non rimbecca più.

“Davide?”

“Sì?”, a bocca piena.

” Davide! Cosa stai mangiando?”

“Niente…”

“Da vi dèeeee!”

Ha aperto l’ultimo uovo di Pasqua e se lo sta mangiando.

È TUTTO SUA MADRE.

C’è ancora speranza di non essere stata solo un’incubatrice!

Ora ho solo due problemi:

1. Il criceto che ha trovato come sorpresa e che mi ricorda i criceti che ho in testa;

E soprattutto

2. Devo recuperare un altro uovo di cioccolato, visto che questo contavo di mangiarmelo sul divano dopo cena guardando “L’ammiratore segreto”.

Chissà se li trovo ancora al supermercato o se stanno già esponendo le zucche di Halloween?

Maledetti criceti!
Davide

Anche senza di me

Ci sono esperienze che avremmo dovuto fare come famiglia, noi quattro insieme.
Invece le cose sono andate diversamente e questa fotografia mi spezza il cuore, perché avrei voluto essere lì con voi.

Non voglio dire “così va la vita!”: qui il destino non c’entra, questo è libero arbitrio.

Raccolgo le lacrime in un fazzoletto e mi faccio consolare dalla consapevolezza che ti sia divertito dopo giorni di profonda tristezza.

Anche senza di me.

E se questo cordone che ci lega va tagliato, spero che sia indolore.

Soprattutto per me.

Davide a spasso con dei fantastici cagnoni
Davide

Pizza e baracconi

Davide ha ereditato gli occhi dal padre e la bassostima dalla madre. È un ragazzino dolcissimo, molto attento agli altri, ma profondamente inconsapevole delle sue qualità e quindi ben lontano dall’essere un maschio alfa. Non si sente mai apprezzato dagli amici e pensa di essere sempre molto solo.

Venerdì al ritorno da scuola mi ha detto di avere diversi i biglietti per i baracconi e di aver preso più “air fly” possibili per Ariel anche se, cito, “pochi hanno voluto fare scambio con me”.
Il suo primo pensiero è sempre per quella sorella troppo impegnativa ed egocentrica e che può coccolare solo mentre dorme.

Istintivamente avrei voluto subito dargli una spiegazione razionale e ottimista che non fosse riconducibile a se stesso, bensì al valore dato a quel tipo di attrazione. Poi, però, ho capito che voleva solo essere ascoltato e compreso e nessuno al mondo può capirlo meglio di me.

No, non in quanto madre, ma di ex bambina complessata e sola e che si sentiva ignorata dal mondo.

Così l’ho abbracciato e lasciato sfogare. Quando si è rasserenato, abbiamo cercato insieme una chiave di lettura diversa alla situazione e, come al solito, ha dimostrato di essere un ragazzino fin troppo assennato e maturo.

Ieri pomeriggio, subito dopo la partita, sarebbe dovuto tornare a casa con me, perché Ariel, che era dai nonni, iniziava ad essere insofferente (sta attraversando una brutta fase, ma questa è un’altra storia), quando alcuni amici gli hanno proposto di restare ancora un po’.

È tornato a casa alle 23.30, entusiasta della serata passata prima in pizzeria e poi alle giostre. Ovviamente sempre sotto la discreta supervisione degli adulti, perché a 11 anni si iniziano a sbattere le ali, ma si è ben lontani dal saper volare.

Benedetti questi “rapimenti di minori” dove un gruppo di persone gentili d’animo prendono un bambino triste e restituiscono alla madre un ragazzino felice!

La bassostima è pressoché incurabile, ma con le persone giuste a fianco anche i momenti più difficili si possono affrontare con un pizzico in più di serenità e una manciata in meno di tristezza.

E oggi il bicchiere di Davide è finalmente colmo di chiacchiere, palloni, pizza e autoscontri, il mix perfetto per una giornata perfetta per ogni undicenne.

Foto di Elina Fairytale da Pexels
Davide

Undicenne

“MI RI-FIU-TO!”

“Daì, Davide, non fare il bambino.”

“È proprio perché non lo sono che MI RI-FIU-TO di mettere quella roba!”

Beh, se non altro divide correttamente in sillabe… Lo farò presente al professore di italiano al colloquio della prossima settimana.

“Non sono così male…”

“Allora mettile tu se ti piacciono tanto…”

Ha ragione… Non posso francamente dargli torto… Un decenne in scadenza… Ops… Un UNDICENNE ha una propria dignità e uno status sociale da difendere con le unghie con i denti.

“Va beh, ma almeno per andare a fare la spesa… Non dico a scuola…”

“E se al supermercato incontro uno dei miei compagni? A me fanno proprio schifo, non le voglio proprio indossare da nessuna parte: è come andare in giro con un pannolone sulla faccia!”

E su questa affermazione cala il sipario, si spengono luci  e mi tocca dargli mestamente ragione.

“Mamma, sai, ho trovato 18 funzioni alternative a quelle mascherine schifose…

  1. Come ti ho già detto, pannoloni;
  2. Pannolini;
  3. Assorbenti;
  4. Pannolini per cagnoline…”

“Va bene, Davide, tutte le varie di pannolini e pannoloni in commercio…”

Riprende imperterrito: “

  • Mutande;
  • Fazzoletti;
  • Fionda;
  • Petardo;
  • Mascherina per gli occhi per i voli intercontinentali;
  • Cappuccio;
  • Bombe chimiche per emanazione di gas tossici;
  • Fascia per i capelli simil calciatore dei poveri;
  • Scaldacollo…”

“Ok, Davide, ho capito, niente mascherine della Presidenza del Consiglio dei Ministri per te, ma ti ricordo che ci sono persone che…”

Sto per partire con un panegirico d’annata sugli sprechi e sull’importanza di rispettare ciò che si riceve, quando mi rivedo seduta al tavolo della cucina con mia mamma che mi dice “Mangia i carciofi: pensa ai bambini dell’Africa…” e mi trattengo appena in tempo.

L’adolescenza è entrata prepotentemente in questa casa con un UNDICENNE che sta crescendo troppo in fretta.

Se ripenso a questo primo decennio con lui ci sono molte lacrime, ma sono decisamente i sorrisi a prevalere…

A due anni parlava de “la lula, le telle, apascio” (la luna, le stelle, lo spazio), a 7 di “croccantezza e sapidità” mentre recensiva ogni cosa gli portassi a tavola, a 8 degli stati canaglia, a 9 di Goering e Goebbels… Oggi parliamo di pannoloni. Che dire… Un ragazzino decisamente in anticipo sui tempi, un cuore enorme sempre pronto ad aiutare e un umorismo sottile e sagace che brilla negli occhi scuri occhi cinesi.

Davide,

Nei prossimi 10 anni spero di sentirti parlare di amici e di amore, di sport e di vacanze, di sogni realizzati e da realizzare, di esami superati ed esami andati male; di conquiste e fallimenti, ché la forza di un uomo (o donna) non sta nell’essere perfetto, ma nel rialzarsi con dignità da una caduta e soprattutto nella capacità di amare senza paura. Ti auguro che la persona che amerai ti dia tanto tanto amore, tutto quello che meriti e ti prometto che cercherò di essere una suocera discreta, soprattutto se passerà il test di ammissione nella nostra famiglia.

Buon compleanno, amore mio! Ti voglio bene.

La tua mammuzzolina tanto birichina.

Ariel · Davide

L’Uno e L’Altra

Ho due figli abilmente diversi.

L’Uno conosce tutte le capitali e le bandiere degli stati del globo, cita interi dialoghi di trasmissioni di cucina e snocciola i risultati delle partite di tutte le “serie A” del continente europeo.

L’Altra sa fare i puzzle a rovescio, bypassa tutte le password che imposto sul cellulare e riconosce i suoi wurstel preferiti semplicemente annusandoli.

L’Uno è completamente negato con il flauto, ha un’autostima bassissima, quasi patologica, e spesso gli devo ricordare di pensare prima di parlare.

L’Altra ha una brutta calligrafia, ha un’autostima altissima, quasi patologica, e non parla, ma pensa davvero molto.

L’Uno è spesso preso di mira dai bambini e sta crescendo con la convinzione di essere sbagliato e ne soffre moltissimo.

L’Altra è raramente presa di mira dai bambini e suppongo che comunque non gliene freghi nulla visto che non l’ho mai vista soffrire dopo un brutto episodio.

Per alcune persone L’Uno è un bambino dolcissimo con spunti geniali, per altri è un secchione fastidioso.

Per alcune persone L’Altra è una bambina determinata con spunti geniali, per altri è una scema con il cervello come una pallina da pingpong.

L’Uno non ha  certificazioni, L’Altra per la legge 104 è un art. 3 comma 3.

Non ho figli normali, non ho figli speciali, ho due figli: sono bambini con pregi e difetti.

Le loro conquiste sono loro, non mie: io li accompagno e lascio loro il diritto di sbagliare.

I miei figli sono abilmente diversi tra di loro, ma riempiono il mio mondo di amore in modo abilmente uguale.

L’Uno e L’Altra in altalena
Davide

Brutti mostri cattivi

Giornata difficile quella di ieri per la famiglia Apollonio.

Davide ha pressoché pianto tutto il giorno, annichilito dalla mole di compiti e dalla solitudine.

“Nessuno si ricorda di me… Almeno quando vado a scuola posso vedere i miei amici…”

Eravamo già a letto quando ho ricevuto un messaggio:

“Fossi in te direi a Davide di guardare fuori dalla finestra tra 10 minuti… Fra dieci minuti si aggireranno dei brutti mostri cattivi.”

Davide è rientrato con un’enorme zucca di carta crespa e gli occhi sorridenti.

La giornata è stata salvata da 4 spevantosi mostri dal cuore generoso.

Perché come ha detto Davide: “È in questi momenti che si vedono gli amici!” e sentirsi invisibili strappa l’anima.

Anche a 10 anni in scadenza.

Grazie Federica, grazie di cuore!