Le minigonne e le t-shirt dei concerti sono state riposte nelle scatole di cartone insieme ai bavaglini e alle copertine vezzose, alle tutine rose e azzurre, alle muffole mignon e ai berretti peruviani.
I vestiti da sera sono desolatamente appesi di fianco all’abito da sposa , ormai rosato dagli anni passati chiusi nell’armadio.
Le borsette a mano, matrioske di pelle firmata, giacciono sul ripiano più alto, mentre le scarpe con il tacco alto sono dimenticate nella scarpiera giù in fondo, quella di fronte alla lavanderia.
Ho messo via la vita che era e provo ad accogliere la vita che è: una vita in jeans, sneakers e zaino per rincorrere una Princess instancabile che nulla può fermare, nemmeno la desolazione di una madre che si sente smarrita.
Cerco di archiviare il dolore aprendo ogni giorno un nuovo file dall’estensione variabile: a volte è un doc, a volte un jpg, altre un pdf, spesso un exel, ma ciò che conta, il titolo, è sempre lo stesso
OGGI ANDRÀ BENE.
Coloro le labbra di rosso e le palpebre di grigio e sorridendo affronto la vita a pugni stretti, perché come disse Alda Merini:
“L’unica maschera che ci è concessa nella vita è nascondere il dolore dietro un sorriso per non perdere la propria dignità”.
