La famiglia "autistica"

L’aquilone

Mio papà ha 68 anni, un voluminoso cesto di capelli ricci ormai bianchi, le mani grandi coperte di calli.

Mio papà ha un cuore grande ed ama i suoi nipoti a dismisura, ma ha un rapporto speciale con Ariel che lo adora.

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Mio papà ha giurato che quando (non “se”) Ariel parlerà, farà il Cammino di Santiago. Se (lui ribadirebbe “QUANDO”) quel benedetto giorno arriverà, io partirò con lui.

Noi due da soli, teste ricce piene di sogni, teste dure piene di amore.

Noi due da soli, senza riflettori, senza propaganda, senza interviste in televisione, perché a volte l’amore per i figli ed i nipoti ha bisogno di chilometri spesi in silenzio, senza clamore: solo terra, sole e cuore che pompa veloce, mentre i pensieri volano alti nel cielo come aquiloni.

Già… l’aquilone: mio papà ha deciso che il simbolo dell’autismo è l’aquilone. Ha chiesto e ottenuto di poterne incidere uno sulla pavimentazione del Comune di San Lorenzo Isontino. Me lo immagino piegato sulle ginocchia, la schiena curva, le grandi mani che appoggiano delicatamente la lastra e con il pensiero dedica l’aquilone alla sua Principessa.

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Quando rifaremo la pavimentazione esterna, gli chiederò un aquilone di un colore diverso, brillante che spicchi visivamente, così ogni volta che lo vedrò penserò all’infinito amore del mio papà per la sua nipotina che sogna di volare libera nel cielo, nonostante il sottile filo che la lega a terra.

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