Il Direttore Generale e il Direttore Commerciale parlano di voi e prendono decisioni che vi riguardano personalmente senza ascoltare la vostra opinione. Quando tutto è definito vi comunicano che da domani avrete una nuova mansione.
Il dentista decide di non farvi l’anestesia, perché ritiene che siate in grado di sopportare il dolore, nonostante voi gli stiate dicendo che avete tanto male.
Voi volete un vestito animalier, mentre la commessa vi propone solo abiti verdi perché ritiene che sia che il vostro colore, invece voi lo odiate con ogni fibra del vostro essere.
Quanto vi fa incazzare questa cosa? Tanto? Tantissimo? Poco?
A me farebbe salire il crimine a vette inaudite, poiché mi sentirei una pedina nelle mani di persone che, senza alcun interesse per me come essere umano, decidono della mia vita.
Allora perché non ascoltare ciò che hanno da dire le persone autistiche? Qual è il problema nell’ascoltare le loro voci?
Se desiderano essere chiamati “autistici” o “persone autistiche”, anziché “persone con autismo” o “affette da autismo”, perché non accogliere la loro richiesta? Se desiderano cambiare il colore dell’autismo, perché non provare a mediare tra le parti?
Potremo anche non essere d’accordo su tutto (a me per esempio il blu piace tantissimo), magari potremo non condividere il medesimo stile comunicativo, ma almeno proviamoci!
I muri delle diatribe chiudono orizzonti ed opportunità di crescita reciproca, mentre noi tutti dovremmo costruire una società in cui non ci sia bisogno della parola “inclusione”.
