La giornata è quasi finita.
Davide sta già dormendo, Ariel è quasi crollata.
Giornate difficili, queste. Più per la mamma che per la figlia.
Perché la mamma sta prendendo consapevolezza della situazione.
Si sta rendendo conto che il divario aumenta e continuerà ad aumentare di giorno in giorno.
I compagni di classe a dicembre sapranno già leggere e scrivere mentre noi… Chissà magari impareremo a dire “MA”.
Noi. Perché io sono ormai lei e lei è me.
Lei che è arrabbiata con il mondo perché vorrebbe parlare ma non può. Lei che cerca lo stordimento elettronico per non fermarsi a pensare.
Lei che è lo specchio delle mie emozioni.
E lui. Lui che a 7 anni parla come un adulto. Lui che a 7 anni spesso si comporta come un bambino di 3, salvo poi chiedere scusa come solo un vero uomo sa fare. Lui che vive costantemente nella preoccupazione: per la sorella, per gli amici che potrebbero essere spaventati dalla biondina urlatrice, per la mamma sempre tanto stanca. Lui per il quale l’amicizia è tutto, disposto a mettere in discussione tutta la sua essenza pur di stare con i suoi amici.
Lui che sta crescendo da solo come tutti i fratelli di bambini disabili.
Poi, per fortuna, ci sono loro. Gli amici di Davide ed Ariel.
Loro che azzerano le distanze, che fanno sentire Davide meno solo.
Loro che non capiscono che Ariel è disabile perché non sta in carrozzina. Loro per i quali Ariel è… semplicemente Ariel. Loro che giocano a rincorrerla pur sapendo che lei non li rincorrerà mai.
Loro per i quali la porta di casa nostra sarà sempre aperta.
Loro che spero verranno a trovare la loro amica speciale anche quando saranno grandi. Lei probabilmente starà ancora guardando Topolino e li saluterà distrattamente, un rapido cenno della mano, lo sguardo di traverso, ma dentro di se sarà felice di vederli ancora una volta.
Perché l’aspetto peggiore della disabilità è la solitudine.
Infine ci sono io. Io che non dormo più, tanti sono i pensieri.
Io che ho paura del futuro.
Io che stringendomi ai miei bambini cerco di trovare il coraggio di dormire sperando di non sognare ancora quella voce mai sentita ma che mi perseguita notte dopo notte.
Io che auguro a tutti voi la buonanotte sperando che i vostri siano sogni d’oro, mentre silenziosamente vado in cucina a prepararmi una camomilla doppia. Triplo zucchero. Perché se Claudia Schiffer ed i suoi capelli valgono, io il triplo zucchero me lo merito.
Buona camomilla a tutti! Cheers!
Ops… la camomilla è finita… ok ripiego su qualcosa di altrettanto consolatorio. E ricordate: non sono i dolci a far ingrassare, bensì il senso di colpa.