Uuuh… bello questo gioco…
“Fallo con tuo figlio/a e guarda cosa ti risponde”
Aspe’… Leggo le domande prima, perché non vorrei che ci fosse qualcosa di equivoco… No, si può fare!
Mmh, però Davide è troppo grande, non avrebbe senso. Lo faccio con Ariel…
E invece no.
Lo farei con Ariel se mi potesse rispondere, se riuscisse a mantenere la concentrazione attiva per 15 quesiti ed altrettante risposte, se capisse almeno una parte delle domande e conoscesse alcune risposte.
Per lei questo gioco non ha senso, poiché troppo astratto e, ancora peggio, riferito ad un’altra persona.
Ogni tanto le chiedo:
“Quanti anni hai?”
“Ti piace?”
“Sei triste?”
Sguardo vacuo ed evitamento, chiari sinonimi di non comprensione.
Ormai la conosco, la mia Princess: quando capisce la domanda, ha l’occhio brillante e cerca in tutti i modi di dare la risposta, mentre quando scappa… Sì, scappa, corre letteralmente via da ciò che non comprende.
Non mi sto piangendo addosso, la mia bambina è perfetta così, non le manca assolutamente nulla di tutto ciò che ha. Tra le due, sono sicuramente io la fragile, sono io che non riesco ad andare oltre i suoi silenzi: lei mi trova sempre, mentre io mi perdo.
Amate le parole dei vostri figli, ascoltateli soprattutto con il cuore: non saranno bambini in eterno e non condivideranno con voi le loro esperienze, i loro sogni. Costruite insieme i ricordi, giorno dopo giorno.
Le loro voci, le loro parole, i loro canti sono preziosi, non dateli per scontati.
Io non posso fare il quiz con Ariel, ma posso guardare “Pinocchio” con lei, strette sul letto, mentre ci facciamo le coccole; posso ascoltare Davide parlare della scuola, del calcio, di geografia, di geopolitica, di arte, dei luoghi che visiterà quando farà la guida turistica. Soprattutto li posso abbracciare stretti in fredde notti invernali, mentre Davide borbotta nel dormiveglia e Ariel mi accarezza i capelli.
Posso sognare con loro adesso, domani chi lo sa.