Qua si cresce a colpi di tazzine di caffè preparate a due a due, di pantaloni messi a rovescio, di panni bianchi divisi dai colorati, di bicchieri capovolti nella lavastoviglie.
Si diventa grandi indossando le ciabatte della mamma e usando il pennello delle tempere per sfumare la cipria immaginaria sul viso.
Le scarpe cambiano di numero dispari in numero dispari, i capelli hanno perso la bionda sfumatura dell’infanzia, la voce non più gialla sta prendendo calde sfumature brune.
Con jeans attillati, il giubbotto in pelle rosa e lo zainetto in pendant, è una mini me più determinata di quanto fossi io alla sua età.
Le carezze sono più lente, le richieste più decise, il passo in punta di piedi più lungo.
Non si accettano più i rimbrotti materni, ma si rimbecca in una lingua conosciuta solo a lei, ma che il mio cuore traduce.
Dorme abbracciata a me e io sorrido pensando alla Princess che sta diventando grande.
Rileggo i miei primi post e non ne rinnego nemmeno una parola: il dolore degli inizi, la confusione della diagnosi, tutto mi ha portata a questo istante.
Sarebbe facile pensare alle difficoltà del futuro, crogiolarsi nel dolore di ciò che non sarà e di ciò che è stato perso, ma oggi preferisco, voglio pensare a quanto abbiamo conquistato giorno dopo giorno.
“Abbiamo”, non “ha”.
Nelle famiglie funziona così: il tuo problema diventa il mio, la tua difficoltà diventa la mia, la tua sofferenza è la mia, ma anche la tua gioia, i tuoi sogni, le tue aspettative sono i miei.
Sei cresciuta, siamo cresciute.
Giorno dopo giorno, chilometro dopo chilometro, lacrima dopo lacrima, sorriso dopo sorriso.
Princess, non so dove sarò domani, dove ci porteranno le nostre scarpe dalle bande colorate, ma so una cosa: ti aspetterò quando i tuoi passi saranno più lenti, cammineremo insieme fianco a fianco finché lo vorrai e, se sentirai l’urgenza di scattare in avanti, fallo!, ma ricorda che io ti guarderò sempre le spalle e che, se cadrai, correrò subito di fianco a te per incoraggiarti a riprendere il tuo cammino.

Qua si cresce a colpi di post lievemente intelligenti e densamente sciocchi, in un turbinio di emozioni gialle, azzurre, viola, blu e rosse dai contorni sempre più sfumati.
Ho riposto i bicchieri nello scaffale in alto che ho raggiunto a fatica: non ho più bisogno di cercare l’aspetto positivo delle situazioni, so che c’è e se non lo vedo è solo perché devo guardare meglio dentro di me; e se nonostante tutti gli sforzi oggi non riesco proprio a trovarlo, non significa che non lo potrò vedere domani.
Mentre la pioggia sferza il parabrezza un chilometro via l’altro, cresco un passo alla volta con la mia maestra che, assorta nei suoi pensieri, guarda le gocce scivolare lungo il finestrino.

Io sono sempre stata una che vede il lato positivo delle cose. Quando ho capito cosa avesse Ale per un periodo non sono riuscita a vedere altro che nuvole all ‘orizzonte. Poi col tempo ho imparato nn solo a ritrovare il lato positivo ma grazie a lui a vedere e godere di cose che prima nemmeno notavo!! Perché come dice la mia mamma’ otre le nuvole c ‘è sempre il sole’ anche in quei gg come dici tu in cui nn lo vediamo… Ma poi torna sempre anche grazie al mio piccolo cucciolo! Un abbraccio
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Che bella poesia rappresentante la vita. Sai emozionarmi ogni volta.
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