Le parole sono importanti.
Si dice persone autistiche o autistici.
Tutte le altre definizioni sono sbagliate o poco rispettose della loro condizione.
“Persone affette da autismo”, “persone con autismo”, “persone che soffrono di autismo” sono espressioni che potrebbero ledere la loro dignità: l’autismo è una neurodiversità, non una malattia e nemmeno un dispositivo medico-chirurgico da portare con sé, come una stampella.
Davide si sente solo e anche Ariel.
Davide può telefonare agli amici, Ariel non può farlo.
Davide mi racconta la sua ansia e la fatica di questi giorni, Ariel non può farlo.
Davide non mi chiede più di andare dai nonni, perché sa che non si può; Ariel si siede in automobile e aspetta, perché non capisce questa situazione.
Davide e Ariel soffrono di solitudine.
Davide è neurotipico, Ariel è autistica: ognuno di loro fronteggia la situazione con le proprie risorse personali.
Ariel non soffre di autismo, soffre di solitudine: l’autismo e i molteplici deficit che in Ariel si associano ad esso le impediscono di capire la situazione e di chiedere aiuto, sicuramente rendono la sua vita difficile, a tratti dolorosa, ora più che mai, ma non è malata.
Ariel è autistica e soffre di solitudine.